Aurelio Peccei - storia di un anticipatore




 Un precursore, un anticipatore, un illustre sconosciuto ai più, snobbato in patria e tenuto in grande conto in tutto il resto del mondo. Questo e molto altro fu Aurelio Peccei.
Uomo della resistenza, fu imprenditore, manager prima di FIAT e poi Amministratore delegato di Olivetti, contribuì alla fondazione della prima compagnia aerea italiana: Alitalia.
Una persona che seppe andare oltre il ruolo tipico dell'imprenditoria. Dotato di una sensibilità profonda  per l'intercultura e di una capacità di visione ampia, nel 1968 riunì a Roma un gruppo di studiosi che costituirono il così detto Club di Roma.
"Aurelio Peccei è stato con grande anticipo profondamente consapevole dei cambiamenti in atto sul nostro pianeta, della loro interrelazione e, soprattutto, della loro natura  globale. Questa consapevolezza lo ha portato a coniare il concetto di World problematique, che è poi divenuto l’elemento portante del lavoro del Club di Roma"(1) 

Nella sua vita il pensiero di Peccei attraversò tre fasi. Nella prima, fondamentali furono le sue capacità imprenditoriali e la sua conoscenza dell'economia globale, ma lui seppe andare oltre, spaziando oltre gli ambiti di un'azienda o di una nazione o di un continente, giungendo a comprendere relazioni tra fenomeni radicalmente diversi tra loro e apparentemente non interconnessi. Fondatore di Italconsult, sotto di lui la società lavorò principalmente come un'organizzazione non-profit . Egli stesso le diede il compito di aiutare lo sviluppo delle popolazioni del terzo mondo.
L'ultimo stadio dello sviluppo del suo pensiero lo portò a vedere le sue idee tradotte in attività che hanno avuto come fulcro centrale l'impegno nei confronti dell'umanità e del suo potenziale, senza distinzione di sorta.
Fino alla fine dei suoi giorni, cercò di comprendere come questo potenziale potesse essere sviluppato.

"Perché questo stato generale ed insanabile di crisi morale, politica, sociale, psicologica, economica ed ecologica, che in forme diverse, striscianti o esplosive, ci accomuna tutti, paesi sviluppati e non, facendoci perdere il senno e trascinandoci verso futuri oscuri?"(2)

"Non abbiamo forse bisogno di qualcosa di diverso da quanto viene proposto dai vari attori sociali, siano essi politici nazionali o le Nazioni Unite, su uno scacchiere ormai planetario?"(2) 

Peccei rispose a questa domanda suggerendo la necessità di una vera e propria mutazione, un nuovo modo di vivere per l’uomo che vuole stare in armonia  con la realtà che lui stesso, continuamente, manipola, trasforma e crea. Questo è il balzo che egli discute nel suo libro “La qualità umana”.

Credo che quanto detto permetta di comprendere meglio il suo pensiero, ma anche il desiderio di azione da lui sempre avvertito. Entrambi provano poi la sua capacità di anticipazione, che divenne ancora più evidente attraverso il suo totale impegno con e per il Club di Roma.

Nel suo libro "The Chasm Ahead", Peccei identifica una serie di principi chiave emergenti da cui non è possibile prescindere nel pensare il futuro:

  • -L’umanità e il suo ambiente sono parte di un macrosistema integrato;
  • -Molti degli elementi di questo macrosistema sono a rischio di crisi o di distruzione;
  • -Serve un nuovo metodo di pianificazione globale adeguato ad affrontare la complessità del macrosistema e le interazioni dinamiche fra i suoi diversi elementi;
  • Lo sviluppo e l’attuazione di un piano globale costituiscono un obbligo morale collettivo per tutti quelli che hanno le capacità di dare un contributo

A partire da queste idee, Peccei iniziò a pensare come affrontare concretamente tali problemi. Il suo pensiero prese forma grazie all'incontro fortuito con Alexander King, allora Direttore Generale per gli affari scientifici dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), a Parigi.
Da questo incontro prese forma un incontro organizzato a Roma il 7 e 8 aprile 1968 cui parteciparono una trentina di studiosi dell’Accademia dei Lincei.

Il tema dell'incontro fu la dimensione globale dei problemi che attanagliavano l’umanità e sulla conseguente necessità di agire a livello planetario per affrontarli. A questo incontro seguì, a casa di Peccei, una riunione informale tra un gruppo ristretto di persone, tra i quali Erich Jantsch, Alexander King e Hugo Thieman.



Da questo incontro nacque il Club di Roma: una unione di menti e persone, le cui capacità erano concentrate sullo stesso problema.
Furono proprio la volontà e la perseveranza di Aurelio Peccei, fortemente sostenuto da Alexander King, a dare la spinta iniziale al Club di Roma nell'avvio delle proprie attività. 
Se un merito va riconosciuto al Club di Roma, è quello "di essersi per primo ribellato all'ignoranza suicida della condizione umana".
Un’altra citazione di Peccei sullo stesso tema è altrettanto significativa: "non è impossibile promuovere una rivoluzione umana capace di modificare il corso del nostro presente".

Il Club di Roma chiese a un gruppo del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di realizzare un progetto con lo scopo di descrivere la "World Problematique" utilizzando un modello matematico capace di rappresentarne i suoi vari aspetti, costituendo quindi una guida per le azioni future. 

Il progetto del MIT per il Club di Roma si concretizzò nella proposta fatta da Jay Forrester, padre della System Dynamics(3). Forrester tracciò un modello matematico per il mondo che conteneva alcuni ben conosciuti parametri interdipendenti: popolazione, sfruttamento delle risorse non-rinnovabili, industrializzazione, produzione di alimenti, degrado ambientale. 

Forrester affidò il progetto a Dennis Meadows, all’epoca giovane ricercatore nel suo gruppo. Nacque così "The Limits to Growth", il primo rapporto del Club di Roma.

Questo documento fu presentato pubblicamente il 12 Marzo 1972 allo Smithsonian Institution di Washington. Tradotto in trenta lingue e diffuso in dieci milioni di copie, The Limits to Growth portò alla ribalta mondiale il Club di Roma. Dennis Meadows rivisitò lo stesso modello nel 1992. La prima presentazione di questa nuova analisi fu promossa dalla Fondazione Aurelio Peccei nel 2002 durante una Lecture in memoria di Peccei, tenuta da Dennis Meadows e intitolata Beyond the Limits. Ciò che emerse da questo aggiornamento del modello matematico del 1972 fu che l’umanità aveva già oltrepassato i limiti indicati nel testo originale: l’utilizzo di risorse essenziali e la produzione di sostanze inquinanti aveva già superato livelli sostenibili. Un terzo volume è recentemente apparso nel 2004 e ha confermato ciò che era stato scritto dodici anni prima: l’umanità ha, non intenzionalmente, superato i limiti che il nostro pianeta pone per una crescita sostenibile. La natura non intenzionale di questo fenomeno ci ricorda come Peccei parlasse, per la nostra epoca, di vittoria dell’ignoranza.
Una sua citazione del 1979 esprime bene questo concetto: "La cultura dominante privilegia le analisi dettagliate, che inondano di informazioni, dimenticando che solo la ricerca della sintesi permette di tradurre queste informazioni in vera e propria conoscenza e in risorsa di saggezza".

Gli autori di The Limits to Growth non affermarono mai di voler fare previsioni sul futuro attraverso i loro modelli di analisi. Piuttosto, ritenevano che questo modello potesse indicare scenari alternativi di futuri possibili. Oltre a fornire dati rinnovati sulla situazione del globo e a dimostrare che l’umanità aveva già superato “i limiti della crescita”, lo scopo degli aggiornamenti al rapporto originale del 1972 fu di incoraggiare i cittadini del mondo a prendere maggiore coscienza della propria responsabilità nella costruzione del futuro.

In un articolo scritto sulla Gazzetta del Mezzogiorno nella ricorrenza dei venti anni dalla scomparsa, Giorgio Nebbia ha identificato due temi chiave che hanno guidato le azioni di Peccei e, in generale, tutta la sua vita: "attenzione al futuro ed educazione al futuro" e "una visione per il futuro" dell’umanità». (...)

Il pensiero di Peccei in Italia

Sfortunatamente l’attenzione al pensiero di Peccei in Italia non fu lontanamente pari a quella ottenuta nel mondo, possiamo infatti dire che il suo pensiero è stato tenuto in poco conto, salvo che, ad esempio, dalla sezione italiana del WWF e dall'Università Gregoriana che lo invitò a parlare in varie occasioni, pubblicò alcuni dei suoi scritti, alcuni dei quali fanno ancora parte dei materiali per il corso di Ecologia umana.

Giorgio Nebbia, nell’articolo già citato, scrisse: "La maggior parte degli economisti, dei politici e degli imprenditori italiani ridicolizzarono le tesi di Peccei". Gli attacchi e le ironie che dovette sopportare lo amareggiarono finché visse, ma oggi, a più di trenta anni di distanza, molti in Italia sembrano dargli ragione.

Anche per questo vale la pena rileggere i suoi scritti.

Sovrappopolazione: le tre soluzioni

 


La popolazione mondiale aumenta ogni giorno. Ogni secondo nascono circa 4 persone, mentre solo una persona muore. A conti fatti, ogni secondo la popolazione mondiale aumenta di circa altre tre individui.
I demografi stimano che in un decennio la popolazione aumenta circa di un miliardo di persone e che nel 2030 supererà gli 8 miliardi per arrivare a quota 9 miliardi nel 2050.
Nonostante ci sia ancora chi lo nega o evita di affrontare il tema, questo è ovviamente un problema.
Quali strategie abbiamo a disposizione per affrontarlo?

Sostanzialmente, esistono tre soluzioni al problema della sovrappopolazione mondiale.
Possiamo affrontare il problema in tre modi: passivo, assertivo, aggressivo. Queste strategie rappresentano le possibili opzioni che abbiamo.

Soluzione numero uno: migrazione ed esplorazione

Questa è la soluzione passiva. Consiste nel trovare altri luoghi adatti alla vita umana e trasferire li parte della popolazione. Questi luoghi possono essere aree attualmente non abitabili del nostro pianeta, colonie artificiali in orbita intorno ad esso o una vera e propria colonizzazioni di altri pianeti del sistema solare. 
Questa soluzione passiva cerca di risolvere il problema della sovrappopolazione guadagnando più risorse e più spazio.

Vantaggi: non dovremmo cambiare il nostro stile di vita e tutto può continuare normalmente come ora, nel bene e nel male.

Svantaggi: non vi sono garanzie sul riuscire a trovare un'altra casa per la razza umana e anche se la troveremo il problema si riproporrà daccapo. Mantenendo il solito stile di vita attuale dove il consumo di risorse supera la disponibilità delle stesse a un certo punto una crisi malthusiana si ripresenterà e prima o poi anche la nuova casa sarà sovrappopolata. 

Soluzione numero due: gestire le nascite

Questa è la soluzione assertiva. Per funzionare, questa soluzione, dovrebbe essere attuata prima di giungere alla sovrappopolazione del mondo, all'esplosione della cosiddetta bomba demografica.
Consiste nel gestire il tasso di natalità ponendo dei limiti al numero di nascite per famiglia.

Vantaggi: la crescita della popolazione sarà sotto controllo senza bisogno di spostarsi altrove.

Svantaggi: si corre il rischio di un tasso di genere sbilanciato, aborti forzati e aumento degli abbandoni dei neonati di sesso femminile. I problemi connessi al controllo delle nascite sono venuti a galla nel periodo della politica del figlio unico in Cina.

Infine la terza soluzione, la più ovvia e semplice: la decimazione della popolazione umana

Questa, tra  le tre, è la soluzione aggressiva. Consiste nel selezionare alcuni miliardi di persone e, semplicemente, ucciderle.
Una misura violenta ed estrema, ma tempi privi di speranza comportano misure disperate.

Vantaggi: riduzione praticamente istantanea della popolazione mondiale.

Svantaggi: la scelta del metodo di selezione di chi deve morire è uno dei punti deboli di questa strategia; l'effetto della paura e  la commozione che questa soluzione induce nella popolazione è un altro svantaggio; la reazione avversa della pubblica opinione rimane comunque l'ostacolo più arduo all'applicazione di una tale strategia. 

Questo è quanto

Per rispondere al problema della sovrappopolazione abbiamo quindi a disposizione tre soluzioni.

  1. Possiamo rispondere in modo passivo e trasferirci ed esplorare
  2. Oppure rispondere in modo assertivo e gestire i nostri tassi di natalità
  3. Oppure in modo aggressivo, uccidendo persone

La domanda fondamentale è: tu quale sceglierai di sostenere?

Umani, troppi umani

Il filosofo Natan Feltrin vuole sensibilizzare al problema della sovrappopolazione mostrando le varie teorie collegate al problema, a partire da Thomas Robert Malthus.


Smog, rumore, clacson, palazzi, cemento e persone.
L’homo sapiens ha colonizzato Gaia riproducendosi e conquistando senza misura; al confronto di lucertole, funghi o bisonti questa scimmia proveniente dall'Africa è riuscita a fare quello che nessun altro essere organico avrebbe mai potuto fare, ovvero modificare e alterare il pianeta Terra.

Il filosofo Natan Feltrin(1), laureato in Scienze Filosofiche presso l’Università degli Studi di Milano, attualmente sta svolgendo il dottorato di ricerca presso l’Università di Santiago de Compostela in Etica Ambientale, vuole sensibilizzare al problema della sovrappopolazione, ma come risolvere il problema senza minare la libertà sessuale e riproduttiva delle persone?
Il tema sovrappopolazione viene affrontato nella sua completezza mostrando come il pensiero ecologista debba molto ai primi che denunciarono il problema, ma anche riportando il tema alle sue dimensioni più ampie della moderna presa di coscienza ecologica. 

Nel testo di Feltrin vengono mostrate la nuova visione e le nuove strade da seguire che il disastro ambientale ha portato al dibattito ecologico riguardo all'esplosione demografica. 

Oggi, si è andati oltre la semplice discrepanza quantitativa tra popolazione e cibo. L'umanità si trova di fronte alla più grande crisi che l'umanità abbia mai affrontato: il riscaldamento climatico, la devastazione ambientale, il consumo del suolo, l'estinzione delle specie e la spaventosa riduzione della biodiversità, le megalopoli invivibili, la sparizione delle foreste e l'esaurimento delle risorse naturali, sono fenomeni che non possono più essere ignorati e nascosti dietro la demagogia del progresso continuo. 

L'attuale big crisis è riconducibile, seppur non riducibile, alla population grouth. "La popolazione umana è in aumento e, anche se a molti benpensanti non piace ammetterlo, questo è un problema al quale non si potrà evitare di dare una risposta. Guardando il tasso di crescita demografica globale è vero che si noterà una riduzione dello stesso, da un picco del 2,08 % nel 1970 al 1,11 % nel 2017, ma non si deve dimenticare che se l'esponente è diminuito la base è, invece, aumentata. Per dirlo in altri termini l'aumento del 2,08 % di 3,682,487,700 è 71,998,600 ogni anno, mentre quello di 1,11 % di 7,515,284,160 è 82,620,880 l'anno. Un incremento tutt'altro che trascurabile! Questo fenomeno può essere descritto anche con il nome di crescita cumulativa, difatti dal 1700 al 2012, in media, il trend di crescita è stato dello 0,8 % annuo. Lo 0,8 % potrebbe sembrare quasi trascurabile eppure in 300 anni ha portato l'umanità da 600 milioni a più di 7 miliardi(2)
Natan Feltrin nel suo libro sostiene che lo sviluppo tecnologico può essere solo una riduzione temporanea al problema della sovrappopolazione ma può avere effetti anche negativi e acceleranti verso l'insostenibilità. In conclusione Feltrin non propone cammini politici o strategie economiche, ma suggerisce che il mondo andrebbe visto con occhi diversi, con lo sguardo rivolto a tutte le varietà di vita che comprende e non solo pensando alla nostra specie.

Popolazione più anziana? Buon per noi e per il pianeta

La crescita della popolazione sta rallentando, ma i suoi abitanti stanno diventando più vecchi. Un articolo scientifico sostiene che dovremmo abbracciare questo cambiamento.

UN'ETÀ MEDIA PIÙ ALTA VA BENE PER NOI E PER IL PIANETA

La società occidentale dovrebbe abbracciare l'aumento dell'età media della popolazione e la sua diminuzione in termini assoluti. Lo sostengono dei ricercatori in un articolo scientifico.

Una popolazione minore può creare una società più sostenibile e i costi associati all'aumento dell'età media nel mondo sono gestibili. Questo stando a un articolo apparso nel giornale scientifico "Trends in Ecology and Evolution". 

Le nazioni del mondo sono alle prese con il compito di creare una società sostenibile per il pianeta e per avere successo sarà necessario invertire la curva di crescita della popolazione. "Eppure le popolazioni stabili o in declino sono tipicamente riportate dai media come un problema, o addirittura una crisi, a causa dell'invecchiamento demografico", scrive Frank Götmark dell'Università di Göteborg, in Svezia.

"La crescita illimitata della popolazione è ecologicamente impossibile", afferma Götmark in un comunicato stampa pubblicato su phys.org e ScienceDaily.

"La sovrappopolazione porta a seri problemi, tra cui un consumo eccessivo del suolo, conflitti per accaparrarsi le scarse risorse e la perdita di habitat naturali che portano alla messa in pericolo delle diverse specie".

Il rapporto delle Nazioni Unite sulla popolazione del 2017 mostra che il 14% dei paesi del mondo ha una popolazione in calo, tra questi Giappone, Repubblica Ceca ed Estonia. E stimano che il 32% di tutti i paesi avrà una popolazione in calo entro il 2050.

I BENEFICI SOCIALI DI UNA SOCIETÀ CHE INVECCHIA

Götmark e gli altri ricercatori non hanno trovato prove che l'invecchiamento della popolazione porti a carenze di manodopera. Infatti, riferiscono che potrebbe avere più benefici per i singoli lavoratori. Tra i vantaggi di una popolazione che invecchia e si riduce, il loro articolo scientifico elenca:

  • Salari in aumento per i lavoratori e maggiore ricchezza pro capite
  • Meno affollamento e riduzione dello stress nelle aree popolate
  • Maggiore protezione degli spazi verdi e migliore qualità della vita

Una popolazione che invecchia avrà bisogno di più assistenza sanitaria, che potrebbe costare di più. Tuttavia, i ricercatori suggeriscono che questo aumento dei costi è gestibile e che le società dovrebbero avviare misure sanitarie preventive per ridurre le spese future.

"l problemi associati all'invecchiamento delle società sono sia sopravvalutati che gestibili", scrivono Götmark e i suoi coautori nell'articolo. I benefici sociali, economici e ambientali associati a popolazioni stabili o addirittura in declino, compensano ampiamente i costi economici di sostenere una popolazione che invecchia.

"La capacità della Terra di sostenere l'umanità è stata superata; quindi,  la crescita della popolazione deve finire e le società che invecchiano  sono inevitabili. Dovrebbero essere abbracciate come parte di un futuro giusto e prospero per le persone e le altre specie con cui condividiamo il nostro pianeta".

PIÙ VECCHI MA PIÙ IN FORMA

Arild Angelsen è professore di economia ambientale e dello sviluppo presso l'Università norvegese di scienze della vita (NMBU). Il suo giudizio sull'articolo di Götmark è positivo e ritiene che contenga diversi spunti interessanti.

“L'idea che la cura delle persone anziane sia un peso è un po 'fuorviante. La popolazione sta invecchiando, è vero, ma dobbiamo riconoscere che le persone anziane sono più in forma di prima ".

"The Tromsø Study" è l'indagine sulla popolazione più completa della Norvegia. Mostra che le persone di 80 anni sono oggi forti quanto i 75enni della generazione precedente. Lo studio di Tromsø è condotto dal Norwegian Institute of Public Health, in collaborazione con ricercatori della Arctic University of Norway-UiT, OsloMet e University College London, tra gli altri.

AUMENTO DEI COSTI SANITARI

Angelsen concorda sul fatto che l'aumento dei costi sanitari e pensionistici associati a una popolazione più anziana è uno svantaggio minore rispetto al quadro più ampio. "Se c'è un paese in grado di sopportare costi pensionistici più elevati, è certamente la Norvegia", afferma.

Non c'è dubbio, tuttavia, che l'invecchiamento della popolazione comporterà maggiori spese sanitarie e pensionistiche, richiedendo più cure infermieristiche.

UN PASSO NELLA GIUSTA DIREZIONE

Una popolazione stabile o in declino fa bene al clima. Significa minori emissioni di CO2, minor consumo di energia, meno rifiuti e meno pressione umana sull'ambiente.

"Non possiamo solo cercare soluzioni tecnologiche al problema del clima, dobbiamo anche considerare l'attività umana. Se per vari motivi la popolazione si stabilizza o diminuisce naturalmente, dovremmo esserne contenti, da una prospettiva ambientale". 

Tuttavia, costruire un consenso globale sul declino della popolazione è complicato. Molti paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa e in Asia, hanno popolazioni numerose e in crescita. Di contro, i paesi occidentali hanno emissioni di CO2 pro capite molto più elevate.

"Ci sono molte cose che possono ridurre le emissioni di CO2. Una popolazione stabile o in declino non risolverà da sola il problema del clima, ma è certamente un passo nella giusta direzione", afferma Angelsen.

vedi: An ageing population is good for us and the planet 

link sceintiici: Götmark et al. Aging Human Populations: Good for Us, Good for the Earth, Trends in Ecology and Evolution (2018)

Saggio sul principio della popolazione

 


Edito da Einaudi (1977 - Piccola Biblioteca Einaudi) a cura di Guido Maggioni, il volume raccoglie il primo e l’ultimo capitolo delle riflessioni di Thomas Robert Malthus sulla "questione demografica": il famoso Saggio sulla popolazione, apparso anonimo nel 1798, e l’Esame sommario (1830), in cui lo studioso ricapitola i temi di una riflessione che si era via via arricchita di dati statistici e storici.
Malthus sostiene che le difficoltà economiche derivano da una legge di natura, e non dall'ordinamento sociale: in mancanza di una strategia preventiva e repressiva, la popolazione tende a crescere con un ritmo più rapido dei mezzi di sussistenza.
Malthus mise la cultura occidentale di fronte a problemi reali, che attendevano una risposta. Le sue tesi restano dunque importanti per la problematica che aprono.

Don't Panic - The Truth about Population

"Don't Panic - The Truth about Population" è un documentario del 2013 sulla sovrappopolazione, prodotto da Wingspan Productions e la "Opens University" per BBC e presentata dallo statista svedese Hans Rosling della "Gapminder Foundation".
Il documentario combina una lezione di Rosling che mostra infografiche 3D davanti a se con sequenze filmate che mostrano storie e esempi tratti da diverse regioni del mondo.
Una sezione del film riguarda una lavoratrice nel campo della pianificazione familiare del Bangladesh, dove l'aspettativa di vita è passata da meno di 50 anni del 1972 a più di 70, mentre il numero di bambini per donna è calato da più di sette a meno di due emezzo in media ed è ancora in calo.
Rosling sostiene che questi numeri sono validi ovunque nel mondo e sono alla base del fatto che i bambini nel mondo sono un numero stabile che si aggira intorno ai due miliardi.
Secondo lui la cosiddetta bomba demografica è già esplosa e la popolazione umana arriverà a un picco di undici miliardi per stabilizzarsi intorno a quella cifra verso la fine del secolo.





I quadri malthusiani di Kay Jackson

 

La serie di quadri  malthusiani di Kay Jackson fa riferimento alla teoria della sovrappopolazione e alle sue conseguenze in relazione a un mondo con una popolazione in continua espansione.
Nel 1988 l'autore dichiara di aver avuto una serie di sogni vividissimi nei quali una quantità enorme di persone prendeva il posto delle auto nelle strade una folla immensa si muoveva come un fiume umano.
L'autore ha quindi iniziato a fotografare persone nell'ora di punta e a utilizzarle per il suo ciclo di "quadri malthusiani", scene affollate di figure in movimento, spesso senza faccia.
L'illusione del movimento è data dal riflesso della luce sugli ori e il color rame. I quadri malthusiani costituiscono il primo lavoro artistico "ambientale" dell'autore che prosegue con lavori su sovrappopolazione, inquinamento e mancanza di risorse, descrivendo come tutto sia interdipendente e legato al numero di persone presenti sulla faccia della terra.





 
Design by Wordpress Theme | Bloggerized by Free Blogger Templates | Macys Printable Coupons